progetto gloria






L'idea
Costi di gestione decisamente contenuti, montepremi ricchissimo, meccanica semplice ma performante, propedeuticità garantita, ampio spazio sui media più di ogni altra categoria. Elevati standard di sicurezza per il pilota, vettura facile da guidare ma estremamente didattica ed incredibilmente veloce. Ecco come nasce Gloria, la prima vera monoposto pensata per coloro che intendono crescere dopo un esperienza kartistica alla ricerca di una strada verso il professionismo o perché no, divertirsi in un contesto altamente competitivo. Il progetto Gloria apre nuovi ed interessanti orizzonti nel panorama sportivo italiano entrando in diretta concorrenza sotto il profilo tecnico e sportivo ma anche per quanto riguarda la promozione ed il montepremi, con quelle categorie nate  proprio per i kartisti ma che denunciano costi di gestione particolarmente elevati e quindi non accessibili a tutti. Gloria si propone quindi, di aiutare i giovani di talento ad emergere offrendo la possibilità ai migliori di proseguire la propria carriera nelle categorie maggiori.

Il background
Gloria è stata fondata nel 2003 da Enrico Glorioso, cinquantaquattrenne, laureato in economia e commercio a Torino, nato con le corse nel sangue. A casa conserva gelosamente la collezione completa dal 1961 di “Auto Italiana”, mitica rivista oggi scomparsa.
Partecipa, in modo rocambolesco perché non ha ancora l’età, alla sua prima gara, un rally pirata, nel 1969. Due anni dopo, il debutto ufficiale: da quel giorno fino alla seconda metà degli anni Ottanta disputa una sessantina di rally.
Nel 1977 “diventa grande” e fonda SPARCO, società che oggi è leader nel mondo per l’abbigliamento tecnico dei piloti, i sedili sportivi e la componentistica per le corse.
A Enrico Glorioso si riconosce, anche per questi risultati, una capacità non comune nell’intuire nuove opportunità di business purché in relazione con la sua passione per le corse.
Poi decide di cambiare tutto. Vuole realizzare il sogno di una vita e nel 2003 fonda Gloria. Il sogno si materializza in due colori: il bordeaux, colore nobile (ma pur sempre rosso come devono essere le auto da corsa italiane), unito all'oro che rappresenta la vittoria.